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mercoledì 26 marzo 2008

*Verso San Cristóbal

Nel pomeriggio devo prendere la barca per andare nell’isola di San Cristóbal, dove passerò l’ultima notte di questo meraviglioso viaggio nel viaggio, la mattina sono libero, così dopo colazione vado un po’ in giro per negozietti di souvenir a comprare qualche regalino e a fare un giro per il lungomare e il molo. Una tartaruga marina nuota tranquilla nelle acque davanti al lungomare e mi fermo qualche minuto a guardarla immergersi e riemergere più volte. La mattina è lunga, così decido di andare a fare un giro al centro d’investigazione Charles Darwin, che ho già visto il primo giorno in compagnia di una guida, ma, come sempre quando sei con una guida, la visita era stata veloce e il cammino forzato. Da solo posso camminare tranquillo per il percorso e fermarmi ad ammirare le grandi tartarughe, che sono anche più sveglie e meno nascoste, la maggior parte di loro sta mangiando. Vedo anche il solitario George, che l’altro giorno dormiva nascosto in un angolo. Il Solitario George è il simbolo delle Galapagos ed è l’ultimo della sua specie, una grande tartaruga maschio che è stata trovata tanti anni fa in un’isola dell’arcipelago dove si pensava che non ci fossero più tartarughe. Con lui ci sono due femmine di una specie simile, ma purtroppo non riesce ad accoppiarsi, quindi, quando morirà, la sua specie si estinguerà con lui. Vado avanti e indietro per i sentieri, a fare fotografie e fotografarmi insieme alle grandi tartarughe, anche le gialle iguane terrestri sono più sveglie stamattina. Ritorno in paese e vado a pranzo, poi vado in hotel a recuperare lo zaino e Esther mi accompagna con un taxi al molo dove mi controllano i bagagli in cerca di frutta, animali, coralli o pietre, perché dall’isola non si può portar via niente. Lascio lo zaino in barca poi saluto Esther che ritorna in hotel e mi bevo una coca-cola nel bar davanti al molo aspettando l’ora di salpare. Due ore di mare, in un grande motoscafo, incrociamo solo un’isola, nemmeno un delfino, però il viaggio è piacevole, le gocce d’acqua salata mi bagnano quasi completamente.
Arrivato al molo di Puerto Baquerizo Moreno, la capitale dell’arcipelago (anche se Puerto Ayora è più grande), mi danno il benvenuto una dozzina di otarie stese proprio alla fine del pontile, rimango del tempo li, così vicine, libere, indifferenti alla presenza mia e di altri turisti. Le foto si sprecano, poi vado in cerca dell’hotel San Francisco, poco lontano dal molo c’è una specie di spiaggetta chiusa dove i bambini nuotano praticamente vicinissimi alle otarie e si spaventano quando quest’ultime si avvicinano troppo. Arrivo all’hotel, un po’ freddo e apatico, ma sul lungomare. Mi faccio una doccia e tolgo i vestiti bagnati poi scendo di nuovo a passeggiare sul lungomare e a pochi metri dall’hotel c’è una spiaggetta con una folta colonia di otarie che rumoreggiano e aspettano chissà ché. Vado a cenare poi cammino per tutto il lungomare, è notte ma voglio cercare di vedere e scoprire più cose possibili. Il mare è molto agitato e le onde sono altissime, una arriva fin sopra la passeggiata, bagnandomi tutta la schiena e costringendomi a tornare in hotel a cambiarmi perché il venticello è freddo. Però è ancora presto per andare a letto e quindi continuo la mia camminata, su e giù per il lungomare. Poi però arriva l’ora di andare e mi addormento con la televisione accesa.

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