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lunedì 30 novembre 2009

# Ilha de Paquetà

DOMENICA 28 GIUGNO 2009
A circa settanta minuti di traghetto dal molo di praça XV, nel centro di Rio de Janeiro, nella bahia di Guanabana, c'è questa piccola isola, rifugio domenicale di molti Carioca. L'isola è tranquilla, non esistono automobili, l'unico veicolo motorizzato è un trattore che traina un vagone che i locali a volte usano come autobus ma che in teoria serve per fare il giro turistico dell'isola.
Ci si sposta solo a piedi, in bicicletta, in carrozza o in barca. Faccio il giro dell'isola in poco più di un ora con una bicicletta, facilissima da trovare a noleggio per pochi spiccioli. Qualche casa coloniale, due chiese, pochi ristoranti, qualche spiaggetta, un molo dove sbarcano i traghetti, un cimitero e un cimitero per uccelli... che credo sia l'unico o uno dei pochi al mondo.
Il tragitto in barca mostra il bellissimo paesaggio della bahia, chiusa tra Niteroi e il pão de açucar, con la sierra dos Órgãos in lontananza, i grattacieli di Rio con il Cristo Redentore in alto, passando sotto l’enorme ponte che collega Rio a Niteroi.

sabato 1 agosto 2009

# 10 ore a Londra

L'aereo da São Paulo parte un po' in ritardo, ma arriva a Londra per l'orario stimato. Alle 7 del mattino sono già ad Heathrow, con la "tube" raggiungo Westminster e cammino fino a Buckingham Palace, mi guardo intorno e faccio qualche foto, poi, costeggiando un parco con decine di scoiattoli arrivo al ponte di Westminster, faccio qualche foto al "Big Bang" e guardo scorrere il Tamigi. Sempre a piedi vado verso il British Museum, pranzo con un tipico Fish & Chips e una birra inglese, poi entro in uno dei migliori musei del mondo, arredato con furti e sciaccallaggi in vari luoghi di questo mondo, l'entrata è gratuita. Concludo il viaggio in Brasile, e ancora meglio, il viaggio in Egitto, fotografando l'originale "Stele di Rosetta".
Un altra piccola curiosità da aggiungere è che ho visto il mio terzo Moai, un'altra statua di Rapa Nui sradicata dall'isola scoperta una domenica di Pasqua.
Con la metropolitana raggiungo nuovamente Heathrow e dopo 10 ore in Inghilterra salgo sull'aereo che mi riporta a Milano. Fine viaggio in Brasile, fine viaggi 2009.

mercoledì 22 luglio 2009

# Favela Roçinha

Roçinha, con 300mila abitanti, è la più grande favela di Rio de Janeiro, molto probabilmente, la più grande del Sud America. I giovani sono la maggioranza. I bambini sono tantissimi. La parola favela viene tradotta come baraccopoli, ma non è propriamente vero, la maggior parte delle case sono in mattoni, spesso a più piani, e le baracche in legno e cartone sono poche e ai margini, quasi un eccezione. Ci sono negozi, internet point, mototaxi, a Roçinha addirittura tre banche. Ci sono associazioni di abitanti e ONG. La povertà è diffusa e gli abitanti devono affrontare ogni giorno problemi molto seri, come la mancanza di reti fognarie e idriche, assenza di ospedali, sovrappopolazione e poche scuole. Forse il problema più grande è la presenza di bande del crimine organizzato che controllano il territorio e i traffici di droga, e che in alcune favelas hanno preso il posto dello stato, assente, e quando questo vuole far vedere che c’è, con l’intervento della polizia, fa sempre vittime, spesso innocenti: adolescenti, bambini. Dove non arriva lo stato, e neppure le bande, arrivano le ONG oppure la varie chiese protestanti, con costituzioni di asili per bambini o corsi professionali o di alfabetizzazione per adulti.
L’escursione inizia, prima di entrare nella favela, con la visita di un grande capannone dove, da agosto fino a febbraio/marzo, si fanno le prove del carnevale mentre ora funziona come circolo sportivo ricreativo per i ragazzi e dove si svolgono corsi, ad esempio d’informatica. Per attraversare l’importante strada che esce da un tunnel si passa su una lunga e alta passerella, che arriva ad un’entrata di Roçinha, dove c’è un piccolo mercato, un punto di raccolta di mototaxi e negozi vari, aperti 24 ore. Luiza, la ragazza che mi accompagna, dice che qui non si pagano tasse, e che i proprietari dei negozi hanno tanti soldi e ville con piscina. Dice anche che la maggior parte degli abitanti non paga luce, né telefono, né acqua (che viene distribuita solo tre giorni a settimana, rubata da un condotto che porta l’acqua dal centro al quartiere di São Conrado), e che tutti gli allacciamenti sono abusivi. Ci addentriamo tra gli stretti vicoli, nessun nome per i viottoli che salgono ripidi lungo la collina su cui è stato costruito l'insediamento. Visitiamo l’asilo di una chiesa evangelica, ci dicono che al momento ci sono un ottantina di bambini ma che durante l’estate la struttura è strapiena. Insegnano anche artigianato ai genitori che non hanno lavoro e vogliono imparare. Anche se gestito dalla chiesa, l’edificio comunque è stato costruito dalla “prefeitura”. Le maestre non vogliono che si facciano foto ai bambini. Tra gli stretti viottoli incontriamo ragazzi che lavorano in piccole officine meccaniche o falegnamerie, internet caffè, piccole botteghe, bambini e ragazzi. La strada si apre dove c’è la sede dell’associazione degli abitanti della favela, pur non avendo rilevanti possibilità finanziarie, questa organizzazione offre l’opportunità di migliorare le condizioni di vita agli abitanti. Mi fermo in una bottega a comprare una lattina di “Guaranà Antarctica”. Proseguiamo lungo la strada asfaltata, davanti ad un punto di raccolta della spazzatura, dove gli abitanti accumulano i rifiuti e dove il camion può passare a raccoglierli, Luiza mi raccomanda di non scattare foto, poco lontano ci sono quattro ragazzi armati, con fucili in mano, intorno ad una macchina, e naturalmente non vogliono essere fotografati, potrebbero pensare che sono un giornalista, e la cosa non sarebbe bella per me, i fotografi e i giornalisti non sono ben accetti. Quindi niente foto al punto di raccolta dei rifiuti. Superato velocemente e a testa bassa il gruppo armato, Luiza mi dice che posso tornare a fare foto, ma per star sicuro aspetto qualche altro centinaio di metri. Arrivati in una piccola piazza, dove c’è un altro mercatino, faccio una foto a un casolare azzurro con una croce, che è la sede della chiesa cattolica, un ragazzo mi passa vicino con la moto e mi insulta, guardandomi molto male, io subito chiedo scusa, pensando di averlo abbagliato con il flash, ma come abbasso lo sguardo vedo che a tracolla ha un mitra, non nero come quelli che si vedono nei film americani, ma con la canna cromata, rimango un po’ spaesato, metto via la macchina e lui accelera e va via. Le ultime foto le faccio alla fine, dal “van”, un furgone che funziona come autobus, e che passando per una strada che attraversa la favela mi riporta a Copacabana.

venerdì 19 giugno 2009

# Tiradentes

Tiradentes è piccola, vado a piedi fino al centro storico perfettamente conservato, completamente adattato al turismo, le vecchie case coloniali adibite a negozi di souvenir, ristoranti e care posadas. È piacevole ma molto turistica, praticamente si trova nel centro di un triangolo formato dalle tre più ricche città brasiliane. Squadroni di turisti e studenti scendono dagli autobus e invadono le strade. Io sono sceso dal treno e non da un autobus turistico, ma son pur sempre uno di loro e così percorro le salite e le discese in cerca delle attrattive di Tiradentes, come varie chiese e negozi.
Dopo aver pranzato in un buon ristorante “a Kilo”, salgo fino al museo di Padre Toledo, dove ci sono bei dipinti sui soffitti delle stanze e tanti oggetti tipici della regione del XVIII secolo. Questa era la residenza di Padre Toledo, membro dei ribelli indipendentisti di “Inconfidencia Mineira”, ed è stato in questa casa che si sono incontrati per la prima volta.
Dalla piazzetta del “Chafariz de São Jose”, una antica fontana, seguo un sentiero dove corre il condotto di pietra per l’acqua che si inoltra dentro il bosco fino alla sorgente. Quasi al tramonto salgo su una collina dove c’è l’ennesima chiesa e una bella vista panoramica su tutta la città e i monti.
Questa cittadina originariamente si chiamava “Arraial da Ponta do Morro” e fu poi ribattezzata con il nome dell’eroe brasiliano perché era nato in una fattoria poco lontano. Poco dopo il tramonto salgo su un autobus che mi riporta a São João del Rei.

# Maria Fumaça

Raggiungo la stazione dei treni a piedi, c’è già un po’ di gente che aspetta, la biglietteria è ancora chiusa, mi guardo un po’ in giro, e quando apre mi metto in coda per comprare il biglietto per andare con la “Maria Fumaça” nella vicina cittadina di Tiradentes. La Maria Fumaça è una antica locomotiva a vapore che corre sui binari posti in una delle zone minerarie più antiche del Minas Gerais. Questa linea ferroviaria fu costruita tra il 1880 e il 1890, quando a São João iniziava a prender piede l’industria tessile. C’è un treno simile anche tra Mariana e Ouro Preto, ma, mentre quello ha ripreso il servizio pochi anni fa, il Maria Fumaça sembra non abbia mai interrotto le sue corse. Guardo incuriosito gli operai che accendono e preparano la locomotiva, il museo l’ho già visitato ieri, poi la locomotiva sparisce per un po’ e ritorna in retro marcia, l’attaccano ai vagoni e pochi minuti dopo le dieci, comincia a fischiare e sbuffare più forte e si parte. La “Fumosa Maria” sibila e sbuffa, usciamo dalla stazione e passiamo davanti alle officine, dove si vedono vecchi vagoni trascurati e altre locomotive inutilizzate da anni e probabilmente fonte di pezzi di ricambio. Dopo una decina di minuti qualcosa scoppia e la locomotiva si circonda di fumo nero. Si ferma e scendono i macchinisti, guardano e frugano tra il fumo e l’acciaio, dopo qualche minuto ripartiamo, ma non per molto, riscendono i macchinisti e continuano a mettere le mani, ma poi decidono che non si può proseguire, ci dicono che la locomotiva si è rotta e dobbiamo tornare indietro. A retro marcia, con i vagoni davanti, traballando instabili, spinti dalla locomotiva, rientriamo in stazione. Quando arriviamo ci dicono che il treno sarà controllato dai meccanici e in pochi minuti sapremo se potrà ripartire o no. Dopo dieci minuti ci dicono che il treno sarà pronto in un’ora, se vogliamo aspettare, altrimenti sarà messo a disposizione un autobus che porterà i passeggeri che hanno fretta a Tiradentes con la restituzione dei soldi del biglietto. Io non ho certo fretta, e sono venuto fin qui, a São João del Rei, anche per farmi questo viaggetto nel tempo con la vecchia “Maria Fumaça”. Aspetto, ammazzo il tempo leggendo qualcosa e frugando tra le cianfrusaglie di un negozietto di souvenir, faccio due chiacchiere con altri passeggeri che hanno deciso di aspettare e ogni tanto vado a informarmi dal capostazione. Verso mezzogiorno la voce dell’altoparlante dice che la locomotiva è stata aggiustata, a mezzogiorno e dieci partirà, e che per il disturbo e l’inconveniente, i soldi del biglietto saranno restituiti anche a noi che abbiamo aspettato. Guardo il mio biglietto e il capostazione mi dice di aspettare davanti allo sportello della biglietteria, sono il primo della coda, do indietro il mio biglietto e mi prendo i 18 Reais che costava. Seconda partenza. Stavolta il treno corre, si fa per dire perché è lentissimo, per tutto il percorso, giù nella valle della Serra de São José che si fa sempre più brulla e rocciosa mentre si avvicina a Tiradentes, ogni tanto le rotaie scorrono parallele al fiume, dove probabilmente in passato si potevano vedere i “garimperos” che setacciavano in cerca del prezioso metallo. Si vedono mucche e cavalli, qualche resto di vecchie miniere. E finalmente si arriva alla stazione di Tiradentes, dove c’è tanta gente che aspetta la Maria Fumaça per andare a São João, con più di due ore di ritardo.

# São João del Rei

Dopo la misera colazione della posada, inizio la perlustrazione del centro storico di quest’altra città coloniale “minera”.
São João sorge tra le montagne della Serra do Espinhaço, ed è divisa in due dal letto di cemento del torrente Lenheiro. Solite strade selciate, poche ma dure ripide salite. Due ponti in pietra del XVIII secolo. Tante chiese barocche. La cittadina è ricca di posadas e ristoranti ricavati nelle abitazioni coloniali.
La stazione ferroviaria di São João è il luogo di partenza di Maria Fumaça, il treno a vapore che congiunge São João a Tiradentes.
Il museo della stazione conserva bellissime locomotive d'epoca. Ormai camminare tra case coloniali e ammirare chiese, sculture e dipinti religiosi, un po’ mi ha stufato, e con gioia passo un’oretta in un museo dove c’è un esposizione d’insetti, alcuni in bacheca, altri solo in foto. Altri momenti interessanti li passo a pranzo e a cena.

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