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martedì 31 maggio 2011

# Sul numero di maggio di GEO

Fotografia delle concerie di Fez, scattata a gennaio, pubblicata nel numero di maggio della rivista GEO, nella categoria "Landscape".


giovedì 28 aprile 2011

# Articolo su "L'unione sarda"

In occasione della mostra fotografica su "Baan Mai Nai Soi" al "Pitosforo ArtMusic Bar" di Carbonia mi hanno intervistato ed è uscito un articolo su "L'unione Sarda", quotidiano sardo.



mercoledì 26 gennaio 2011

* Erg Chebbi

Appena scendo dall'autobus, a Erfoud, un ceffo col turbante blu mi chiede se vado a Merzouga, gli chiedo quanto costa e lui mi dice 20 dirham, gli dico che va bene e lo seguo, poco dopo mi dice che non è un taxi, ma che il fratello è al mercato e all'una torna a Merzouga dove ha un hotel.
Nel frattempo ci fermiamo in un ristorante a bere un the, e mi spiega che loro fanno escursioni col dromedario sulle dune del deserto, mi8 faccio spiegare meglio, tanto abbiamo tempo: da Erfoud mi portano col fuoristrada al loro hotel, davanti alle dune di Erg Chebbi, poco distante da Merzuoga (poi scoprirò essere 14 km da Merzouga), mi rilasso bevendo un the in hotel, poi verso le 4 attraversiamo le dune sul dromedario, per arrivare in tempo ad assistere al tramonto e dormire in una “tipica” tenda berbera , cena inclusa, la mattina seguente, dopo aver visto sorgere il sole, verso le 8 si risale sul dromedario, si sale fin su le dune più alte e si ritorna in hotel, doccia calda e colazione, poi posso stare in hotel fino a che non passa il minibus che mi porta a prendere l'autobus notturno per Fés.
Tutto a 450 dirham (45 euro).
Già raggiungere l'hotel è una piccola avventura, poco dopo usciti da Erfoud, con un Land Rover, lasciamo l'asfalto e entriamo nella grande distesa desertica, apparentemente senza pista, una grandissima ghiaiaia, con pietre appuntite e minacciose, ogni tanto una buca di sabbia dove la macchina scivola come nelle pozzanghere d'acqua, davanti le alte dune di sabbia di Erg Chebbi.
Pensavo ci fosse altra gente con me, il ceffo mi aveva detto che c'erano altre 2 persone, invece sono solo, accompagnato da Yousef, con la sua tunica blu e il turbante bianco, che guida, a piedi, il dromedario con me sopra. Zigzaghiamo per due orette e arriviamo all'accampamento, anche qui sarò solo, in mezzo al deserto, senza corrente elettrica, tra le stelle e la sabbia.
Mentre Yousef, tipo di poche parole, prepara la cena, io vado a scalare e scivolare giù dalle dune aspettando il tramonto, che a dire la verità mi ha un po' deluso, non è stato un gran bel tramonto.
Scesa la notte io e Yousef ceniamo insieme, con un ottimo tajine di pollo (anche se cotto in un tajine di alluminio e non di ceramica come vuole la tradizione).
Poi Yousef sparisce nella sua tenda, dopo avermi preparato il letto nella tende dove abbiamo cenato, e io sto un po' fuori a guardare le stelle e la mezzaluna, viaggiando con la fantasia, pensando un po' al passato, c'è solo il rumore del vento.
Poco prima che si spenga l'ultima candela mi infilo sotto le coperte, per poi svegliarmi in mezzo alla notte, piove, ma solo per una decina di minuti, quando finisce vado nuovamente a fare una passeggiata sulle dune, la sabbia mi sembra asciutta, mi viene il dubbio che la pioggia l'ho solo sognata, mi siedo sulla sabbia a contemplare la luna ma la sabbia è umida...credo che abbia piovuto veramente, non so che ora è, ma tanto non importa.
Ritorno a letto e mi sveglio che il sole sta sorgendo, intorno a me solo sabbia, e anche addosso a me.
Poco dopo le 8 Yousef arma di nuovo la sella del dromedario e ci dirigiamo verso l'hotel, risalendo dune molto più alte di quelle di ieri.
Ritornato in hotel, dopo la doccia e la colazione, il tipo che mi ha portato ieri in hotel da Erfoud mi chiede se voglio ritornare e Erfoud o stare in hotel fino alle 5 che passa il minibus per Rissani da dove posso prendere il notturno per Fés, sto in hotel.
Poco dopo si alza il vento e diventa tutto d'un tratto, una vera e propria tempesta di sabbia, mi devo barricare in hotel e anche con le finestre e la porta chiuse la sabbia riesce ad entrare.
Leggo un po', scrivo queste righe, non c'è la corrente elettrica e la batteria del netbook è scarica, quindi non posso usarlo, mi annoio un po', aspettando che passi il minibus per andare a Rissani, consapevole che domani le dune avranno un altro aspetto, e le mie impronte non le vedrà più nessuno.

domenica 23 gennaio 2011

* Ouarzazate

Ouarzazate è una cittadina circondata da lande desolate, in un deserto duro e ghiaioso.
Ouarzazate non l'avevo mai sentita nominare, tanto che ci ho messo qualche giorno a farmi rimanere in mente il nome. Eppure questo deserto, quelle montagne in lontananza, questi panorami, mi sono familiari, e sarebbero familiari a tantissima gente.
Ouarzazate è il centro dell'industria cinematografica marocchina, e questi posti sono stati scenari di moltissimi film ambientati nei vari deserti del mondo, da “le colline hanno gli occhi”, ambientati (l'uno e il due) nel deserto americano (o messicano, ora non ricordo), a “La mummia, il ritorno” ambientato in Egitto, al film sulla vita del Dalai Lama in Tibet, “Asterix e Obelix”, “La passione di Cristo”, “Il Gladiatore” e tanti altri.
A pochi chilometri dalla cittadina c'è la sede degli “Atlas Film Corporetion Studios”, che vado a visitare, dove ci sono vari set e scenografie usate in più film, a volte leggermente modificate o solo ridipinte, o magari riprese solo da angolazioni differenti.
Oltre agli studios ho visitato anche il museo del cinema, dove sono conservate vecchie cineprese, pellicole, costumi di scena, e sono esposte altre scenografie e cartelloni publicitari dei vari film girati nei dintorni.
Naturalmente non mi sono fatto mancare un giro nella medina, la città vecchia, di fango, che era uno snodo importante per gli affari nel deserto in antichità, e la kasbah, che ha fatto da comparsa in “Guerre stellari”, attirando l'attenzione dell'UNESCO che l'ha dichiarata “patrimonio dell'umanità”.

venerdì 21 gennaio 2011

* Marrakech

Non so se la medina di Marrakech sia reale o è tutto un gioco folcloristico per turisti e viaggiatori, o se la realtà si è ormai mescolata al folklore, o se sia sempre stata un luogo reso vivo dal folklore e perciò reale.
Il fulcro di tutta questa confusione è la piazza grande, famosa da sempre, con ristoranti, negozi di souvenires, banchetti che vendono spremute di arance fresche a 4 dirham e altri che espongono frutta secca e datteri, incantatori di serpenti, musicisti, donne velate che dipingono le mani delle turiste con l'henne, stregoni,chioschetti di lumache bollite,calessi trainati da cavalli, acrobati e mendicanti, riempita poi con turisti di tutto il mondo e tragattini marocchini.
Camminando per la medina, a volte mi sembra un parco a tema, a volte mi sembra di tornare indietro nel tempo, ma non nel medioevo, no, forse alla fine degli anni settanta, inizio anni ottanta, quand'ero bambino, dove le botteghe vendevano di tutto in una stanzetta di due metri quadri, con le mosche che giravano intorno ai vasetti di caramelle sfuse e i rotoli di carta igienica su uno scaffale in alto, che per prenderla si usava un bastone e si faceva cadere a terra; quando le officine meccaniche erano sporche di nero fumo, e nero fumo era anche chi ci lavorava, con rottami sparsi di qua e di là, che non si usavano mai; i bambini che giocavano a pallone in strada, con la palla bucata, schivando motorini e passanti.
Bisogna stare particolarmente attenti quando si cammina per le strette vie della medina, vie a volte larghe solo un metro e mezzo, dove corrono motorini, carretti, uomini con grossi sacchi sulle spalle. Talvolta sorpassando una vecchietta col bastone e il viso coperto, da dietro sfreccia una bicicletta senza freni che ti schiva di pochi millimetri, talvolta un asino sbuca davanti al tuo naso da una stradina laterale che sembra solo una porta o una bottega.
Bisogna stare particolarmente attenti quando si cammina per le strette vie della medina.

lunedì 17 gennaio 2011

* Rock the Kasbah

Ripercorro la lunga strada per la stazione, compro il biglietto per Rabat, mi bevo un the alla menta nel caffè della stazione e poi aspetto il treno.
Si viaggia bene sui treni marocchini.
All'arrivo a Rabat mi si apre davanti una modernissima stazione, con scale mobili e negozi di cellulari e uscendo ci si ritrova in una moderna città. Dopotutto Rabat è la capitale del Marocco.
Poco distante si apre però la città vecchia, antica e decadente si, ma non sembra certo di cadere nel medioevo come accade con Fés.
Vedo un hotel nella medina, ma la stanza è piccola e non mi sa di pulito, così vado a vederne un altro, proprio davanti al mercato municipale, che credo sia anche l'entrata alla città vecchia. Questo è più pulito, la stanza più grande e confortevole e l'accoglienza più calorosa, costa 130 dirham (cira 13 euro), 10 dirham in più dell'altro e sicuramente li vale tutti, anche se la doccia calda costa 10 dirham a parte...
Finito di sistemarmi vado a visitare la Kasbah, che occupa la parte più antica della città, su un promontorio da dove si ha una visione panoramica sull'oceano, incazzato di brutto, e il fiume.
Anche dentro questa fortezza si snodano piccole stradine tra case intonacate e dipinte di azzurro.
Scendo anche in spiaggia a fare una passeggiata.
Continua a rimbombarmi in testa il ritornello della canzone dei Clash, Rock the Kasbah, Rock the Kasbah... Rock the Kasbah.

domenica 16 gennaio 2011

* Meknes

Con il treno ho raggiunto la città di Meknes, la meno importante delle quattro città imperiali del Marocco. La medina è un po' lontano dalla stazione dei treni, ma vado a piedi. Anche qui mi sistemo nel primo hotel economico consigliato dalla Lonely Planet.
Il cuore della città vecchia è una grande piazza, con davanti un'imponente porta, che è anche la più grande di tutte le porte imperiali del Marocco.
Dietro la piazza si aprono le strette vie con venditori di scarpe economiche e mercati vari, tra i vicoli non mancano le botteghe di artigiani di ogni sorta, macellai, venditori di datteri e spezie.
La città vecchia di Meknes non è labirintica come quella di Fés, mi innoltro tra le sue stradine, ma qui non mi perdo, ritorno sempre in una delle vie che riportano alla piazza.
La sera la piazza si riempie totalmente di gente, famiglie a passeggio, coppiette, turisti giapponesi, venditori ambulanti, artisti di strada, stregoni e incantatori di serpenti. Io mi siedo ad un tavolino a sorseggiarmi un the alla menta e guardare il via vai.

sabato 15 gennaio 2011

* Fés el Bali

Mi sveglio tardi e vado a fare un giro per le arterie principali della città nuova, per fermarmi a bere un the. Vado a vedere qualche moschea da fuori. Visito anche il mercato municipale, ma non è niente di interessante. Rientrato in hotel mi chiedono se voglio visitare la Medina con una guida “ufficiale”. Subito dico di no, ma poi cambio idea e concordo il prezzo e il fatto che non voglio comprare nulla, quindi niente giro dei negozi. Il ceffo mi rassicura e chiama una guida, dal nome originalissimo: Mohamed!
Con un “Petit Taxi Uno Rossa” arriviamo ad un entrata della città vecchia, non la stessa che ho raggiunto ieri a piedi, ma una più lontano. Ci addentriamo nel suq tra vicoli stretti e minareti, mi spiega che Fés el Bali, la medina, è la città medievale più grande del Marocco e probabilmente la città pedonale più grande al mondo. Le viuzze strette e le botteghe sono molto suggestive, tra venditori di datteri e macellai con teste di dromedario (perché in Marocco il cammello non c'è, non fanno altro che ripetermi 'sta storia.) appese ai ganci, ci sono venditori di tappeti, di cuscini in cuoio e abiti tradizionali magrebini.
Passa poco tempo da quando siamo entrati che il ceffo mi porta dentro una cooperativa dove fanno coperte di lana e tappeti. Piccola spiegazione, un the alla menta offerto, e dimostrazione della merce in vendita. Da qui è un susseguirsi di visite a cooperative e laboratori artigianali, dove cercano di vendermi di tutto, e per fortuna che avevo detto che non volevo visitare negozi. Rimango irremovibile e non compro nulla.
La vista delle concerie dall'alto di una terrazza di una cooperativa che lavora e vende il cuoio è la visita più interessante della giornata.
Finito il giro, 2 ore, Mohamed mi lascia davanti alla Porta Blu, la porta della città vecchia più importante, e appena lo pago, sparisce letteralmente tra i vicoli della medina.
Io torno ad addentrarmi da solo, per perdermi tra i portoni in legno e le stradine e magari trovare qualche soggetto da fotografare.
Mi perdo sul serio, e dopo un po' che mi trovo a girare e rigirare in tondo, una bambina che parla spagnolo mi avvicina ed è disposta ad accompagnarmi per 2 euro (già 2 euro, ma qui la moneta non è mica l'euro... Bhoo). Sono stanco e voglio tornare in hotel, quindi cerco di contrattare ma lei non si smuove, alla fine cedo e mi faccio accompagnare. L'uscita non è certo vicino, ci mettiamo un po' ad arrivare nelle vicinanze del suq, mi accompagna fin fuori le mura, mi ferma un “Petit Taxi Uno Rossa”, gli dice il nome del mio hotel, gli do i 2 euro e mi regala un altro splendido sorriso e svanisce tra la gente.
Cosى rientro in hotel, nella città nuova, dove la sera vado a fare una passeggiata nel viale principale pieno di coppiette e ragazzi con la giacca di pelle.

* A Fes

venerdì 14 gennaio 2011

* Arrivo a Fés

L'aereo parte puntuale, alle 6:30, dopo una notte insonne passata in aeroporto, e arriva con ben 20 minuti d'anticipo a Fés, alle 9:05, ma il Marocco è un'ora indietro rispetto all'Italia e quindi arrivo alle 8:05 ora locale.
Poco prima di atterrare gli oblٍ hanno regalato bei paesaggi, le montagne tagliate dalla luce del mattino con alcune vallate tappate dalle nuvole da dove spuntano le cime rotonde e verdi affacciate nel cielo blu.
Cambio subito 50 euro e chiedo alla tipa delle informazioni come raggiungere la stazione dei treni, che so che è vicino al centro della città nuova, dove ci sono alcuni hotel economici nei dintorni.
L'autobus è fermo poco fuori dall'aeroporto. La strada per il centro è circondata da ulivi e aranci.
Per strada ci sono tante fiat uno rosse, le macchine più usate come Taxi, Petit Taxi.
Arrivato alla stazione mi dirigo in hotel. Il primo che incontro, suggerito dalla Lonely Planet, va bene. Una camera grande, con lavabo e doccia, ma senza cesso, che sta in fondo al corridoio, arredamento vecchissimo e scuro, ma con la finestra con sbarre grande che da sulla strada e profumo di pulito.
Mi corico e dormo qualche ora.
Vado a fare una passeggiata, arrivo fino all'inizio della medina, la città vecchia, e due ragazzi che parlano italiano mi attaccano bottone e mi accompagnano un po' in giro tra le stradine e mi fanno capitare, guarda caso, nel negozio di artigianato di un non so quale parente, gli do un occhiata veloce e alla fine compro un souvenir, solo per farmi lasciare in pace. Volevano vendermi tappeti, coperte, borse di cuoio e altre cianfrusaglie che non saprei nemmeno dove mettere per tornare a casa.
Continuo la passeggiata e faccio poche foto. Torno verso la città nuova, faccio bancomat e mi fermo a mangiare nella via principale parallela alla strada del hotel, che è tutto un susseguirsi di tavolini e sedie di vari ristoranti e caffè.

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