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sabato 1 dicembre 2012

Asinello dell'Asinara

Nella breve visita all'isola dell'Asinara, il 22 luglio, oltre al carcere di Fornelli e il curiosare tra le rovine dei vecchi edifici della colonia penale, non potevo non rincorrere e fotografare i bellissimi e particolarissimi asinelli. Sono circa un centinaio gli esemplari di asino dell'Asinara che vivono allo stato brado sull' isola. Questi asinelli sono di taglia ridotta come l'asino Sardo,  sono caratterizzati dal mantello di colore bianco. Si dice che derivino da asini bianchi importati dall'Egitto, nel 1800, dal Duca dell'Asinara anche se le sue misteriose origini sono ancora oggetto di studio.
Una leggenda più suggestiva li vede approdare sull'isola a seguito del naufragio di un vascello diretto verso la Francia.

giovedì 15 novembre 2012

Foto del Giorno

Foto del Giorno del "Resto del Carlino" di Reggio Emilia di Martedì 13 Novembre. Scattata a Baan Mai NaiSoi, 25-30chilometri da Mae Hong Son, nel nord ovest della Thailandia nel 2010.

 baan-mai-naisoi-temporary-shelter-area

domenica 22 luglio 2012

Ex Carcere di Fornelli





Ex Carcere di Fornelli - Isola dell'Asinara


Il carcere di Fornelli è stato un penitenziario attivo nell'isola sarda dell'Asinara. Questo carcere di massima sicurezza ha ospitato membri delle Brigate Rosse durante gli anni di piombo, e boss mafiosi negli anni novanta. Nel 1979 ci fu un tentativo di insurrezione. Solamente due reclusi riuscirono ad evadere in tutta la sua storia. E' stato dismesso nel 1998 e dal 2002 l'isola è interamente parco nazionale

martedì 17 luglio 2012

Newsletter Marco Polo Luglio 2012

Anche le guide Marco Polo hanno usato una mia foto per la copertina della Newsletter n 5 di Luglio. La foto l'ho scattata a Capo Sandalo, nell'isola di San Pietro (Carloforte) in Sardegna.

martedì 26 giugno 2012

Solitario George non c'è più

Che tristezza. Ho letto oggi che il parco delle Galapagos ha diffuso la notizia che il Solitario_George, che avevo "conosciuto" nel marzo 2008 purtroppo è morto. Il Solitario George era un simbolo delle Galapagos ed era l’ultimo della sua specie, una grande tartaruga maschio di circa 100 anni che è stata trovata tanti anni fa in un isola dell’arcipelago dove si pensava che non ci fossero più tartarughe. Quando l'ho visto io era in compagnia di due femmine, da anni cercavano di farlo riprodurre per evitare l'estinzione della specie. Diverse volte è stata data notizia che una femmina aveva deposto uova ma non sono mai state fertili.

domenica 13 maggio 2012

Una mia foto su "Il Mappamondo"


Su "Il Mappamondo" #64 primavera/estate 2012 una mia foto scattata nel 2011 a Marrakech è stata usata come scatto rappresentativo del Marocco.
La stessa foto era stata usata sempre da Lonely planet Italia per la copertina della Newsletter telematica n° 53 Aprile 2012

sabato 5 maggio 2012

Una città sotterranea e il castello di Uchisar

Dopo la colazione vado nell'ufficio-reception a sistemare i conti dell'ostello e compro anche il biglietto notturno per andare a Istanbul, faccio due chiacchiere con la direttrice (o proprietaria? bho!) che mi spiega come andare a visitare la città sotterranea di Kaymakli, la più vicina a Goreme e mi consiglia di fermarmi al ritorno a Uchisar e visitare il famoso castello, mi assicura che farò in tempo a ritornare a Goreme per prendere il bus notturno per Istanbul. Quindi lascio i bagagli in custodia nell'ostello, gratuitamente, e mi avvio a prendere l'autobus per Nevsehir, da dove prenderò un altro bus che di passaggio mi lascerà a Kaymakli. Il paesaggio che si ammira strada facendo è vario e molto curioso. Pensavo di cambiare autobus all'Otogar di Nevsehir, dove ho passato diverso tempo la mattina prima di prendere l'autobus per Goreme, invece mi fanno scendere dentro la città, dove c'è solo una fermata, di fronte ad una banca e a delle botteghe e preparatori di Kepab. È ora di pranzo ormai e quindi me ne sparo volentieri uno mentre aspetto di andare al villaggio di Kaymakli.
Arrivo a Kaymakli, non so come mai ma attraverso subito la strada e prendo la giusta direzione per la città sotterranea. Dopo un po' mi guardo intorno e vedo alcuni turisti perplessi che mi seguono e mi chiedono se è la direzione giusta per la città sotterranea, a dire il vero non lo so, non ci sono mai stato prima, ma l'istinto mi dice di si, io proseguo verso una strada da dove escono dei bus turistici, gli altri entrano a chiedere in un negozio. Poche decine di metri dopo entro in una stradina stretta e fangosa e vedo autobus turistici parcheggiati e negozietti di souvenires, con decine di turisti che passeggiano nei dintorni, non mi sono certo sbagliato. Kaymakli è la città sotterranea meglio accessibile e quindi anche la più frequentata, ma non ho molto tempo né molti soldi a disposizione per raggiungere luoghi meno turistici. Faccio il biglietto e scendo verso l'entrata, entro. Una peculiarità della cappadocia, sono le antiche città sotterranee. Alcuni archeologi fanno risalire le parti più antiche di queste città all'epoca ittita. In tempo di pace gli abitanti di questa regione vivevano in superficie coltivando la terra, ma quando erano minacciati di invasione da parte di nemici, si rifugiavano nelle loro abitazioni troglodite dove potevano resistere in tutta sicurezza anche per 6 mesi. Kaymakli ospita nel sottosuolo una gigantesca città sotterranea articolata su otto livelli, dei quali si possono visitare i primi quattro, scavata probabilmente tra il VI e il X secolo. Le strade sono dei veri e propri cunicoli raggruppati intorno a dei camini di aerazione, avevano depositi per il grano, celle, stanze d'abitazione, cappelle, loculi per sepolture, che si affacciano su un labirinto di scale e stretti corridoi in pendenza e le entrate principali venivano chiuse da grosse pietre rotonde. Un posticino che potrebbe essere veramente inquietante e claustrofobico se non fosse per le decine e decine di persone che sbucano da ogni parte, ridono, scherzano, urlano e si fanno degli scherzi idioti. Finalmente esco, mi faccio un giro tra le bancarelle bagnate dalla pioggia, poi mi incammino verso la strada principale e aspetto un autobus per Nevsehir che passa pochissimi minuti dopo e mi lascia nello stesso posto dell'andata. Aspetto pochi minuti l'autobus per Goreme, e mi faccio lasciare lungo la strada nel villaggio di Uchisar, il castello è un alto affioramento di roccia vulcanica formata da due picchi triangolari e altri due più piccoli che sembrano due torri, visibile a chilometri di distanza, quindi mi incammino verso di quello, saranno si e no due chilometri. Anche il castello di Uchisar è una famosa attrattiva turistica, ma per fortuna ( a dire il vero non proprio) piove e i turisti sono “relativamente” pochi. Dalla cima si può ammirare una vista a 360 gradi sulla Cappadocia, un incredibile paesaggio. Faccio delle passeggiate anche nei dintorni, tra strade di fango, case rupestri e il villaggio, poi aspetto sotto un diluvio l'autobus per Goreme. In ostello per fortuna mi fanno fare una doccia calda, poi una controllatina veloce alle mail, mi riprendo lo zaino e mi avvio verso la piazza dove mangio qualcosina e salgo sul autobus che mi porterà a Istanbul, quindi guardo per l'ultima volta il paesaggio strampalato di Goreme e saluto la Cappadocia e l'Asia, domani sarò di nuovo in Europa.

venerdì 4 maggio 2012

Cappadocia - Göreme II


Qui a Gorome il paesaggio è veramente incantevole, non solo il villaggio con le abitazioni scavate nelle strambe formazioni rocciose, ma anche le varie vallate che la circondano. Comunque questa cittadina ospita un patrimonio dell'umanità dell'UNESCO che non si può lasciar perdere, il museo a cielo aperto di Goreme, appunto. Quindi dopo colazione mi incammino verso il sito, che è poco fuori dalla zona abitata, ammirando il paesaggio che mi stupisce passo dopo passo. Arrivo all'ingresso, dove ci sono già diversi autobus che vomitano turisti casinisti e confusi e per un attimo sono tentato di lasciar perdere ed andare a farmi una camminata tra i vari sentieri che si perdono tra le vallate e i camini delle fate, ma la curiosità mi spinge ad entrare. Pago il biglietto, passo il tornello, evito un gruppo di bambini in gita scolastica e comincia a piovere, mi rifugio nel bar-negozio-di-souvenires-cesso-publico per qualche minuto, poi smette, almeno per un po', e finalmente riesco ad addentrarmi nelle prime grotte scavate. Questo luogo, in passato, era un importante insediamento religioso che accoglieva una comunità di monaci ed è un insieme di chiese, cappelle e monasteri di epoca bizantina, alcune grotte nascondono meravigliosi affreschi che mi lasciano di stucco. Peccato che dentro non si possano far foto e mi tocca rubare qualche scatto di nascosto e frettolosamente. Merita sicuramente la visita, nonostante le troppe comitive di turisti e la pioggia che ogni tanto cade. Per visitare la chiesa più bella si paga un biglietto extra, questo mi fa un po' piacere perchè molti turisti sono scoraggiati e quindi si può visitare con più calma e meno gente attorno. Prima di uscire mi devo riparare da un acquazzone nel bar-negozio-di-souvenires-cesso-publico. Nonostante la pioggia e il fatto di non essere attrezzato a trekking sotto l'acqua, mi incammino per sentieri che si perdono tra le bizzarre forme rocciose scavate dal tempo e dal vento. Paesaggi da fiabe, altre grotte affrescate, abbandonate e deserte, l'incontro con una tartaruga, pioggia, sole, viste panoramiche, cavalli al pascolo, l'incontro con un venditore di paccottiglia e di spremute d'arancia che me ne prepara una sotto la pioggia, mentre la moglie si ripara in macchina, camini delle fate,
il sentiero che diventa un fiume di fango, bestemmie, formazioni rocciose di forma fallica, poi asfalto, la cittadina, un gelato, l'ostello, una doccia calda, la cena, il pc, skype. Buonanotte.

giovedì 3 maggio 2012

A Göreme

Alle sei del mattino, dopo la notte quasi insonne passata in autobus, arrivo al otogar di Nevsehir, meno di un ora da Goreme, la mia meta. L'autobus doveva essere diretto, invece mi dicono di scendere per cambiare mezzo.
Mi dicono di aspettare una ventina di minuti dentro l'otogar, che mi avviseranno loro. Ne approfitto per andare in bagno e darmi una rinfrescata veloce. Il bar è ancora chiuso. I venti minuti passano, e poi ne passano ancora venti e ancora venti. Alla fine io mi sento apatico ed un po' rincoglionito mentre una coppia di altri turisti che era nella mia stessa condizione comincia ad incazzarsi ed ad urlare. Poco dopo le otto arriva l'autobus e in meno di un ora sono a Goreme.
Mi metto alla ricerca di un posto per dormire, gli alloggi economici consigliati dalla Lonely Planet si rivelano molto più cari del previsto e passo tanto tempo a gironzolare e chiedere di qua e di la... comincio ad essere nervoso ed il rincoglionimento si trasforma in intolleranza. Ad un certo punto mi ricordo che un tipo all'otogar di Nevsehir mi ha dato il bigliettino di un ostello, lo cerco nelle varie tasche e taschine e lo trovo, per fortuna non l'ho buttato, vado li... ho deciso. Il posto sembra carino ed è anche economico, solo che è presto per poter andare in camerata, il check-out è tra qualche ora e devono pulire e rifare i letti. Devo aspettare ancora... che palle. Mi riposo un po' su un divano e controllo la mail ma poi decido di andare a fare un giro per Goreme nonostante la stanchezza irritante.

Goreme si trova nel centro della Cappadocia, la regione storica dell'Anatolia, nella Turchia centrale e si caratterizza per una formazione geologica unica al mondo e per il suo patrimonio storico e culturale. Per migliaia di anni la regione è stata luogo di insediamenti umani. Vi fiorirono alcune antiche civiltà, come gli Ittiti e altre provenienti dall'Europa e dell'Asia Minore. La posizione geografica ne ha fatto per secoli un crocevia di rotte commerciali, oltre che l'oggetto di ripetute invasioni. La formazione geologica ha subito l'erosione per milioni di anni ed ha acquisito forme insolite, ha anche consentito all'uomo di scavare le sue abitazioni ricavandole dalla roccia, dando vita a insediamenti rupestri. I suoi paesaggi sono pieni di cavità e grotte, sia naturali che artificiali, e molte continuano ad essere abitate ancora oggi. Dopo qualche ora rientro in ostello, il letto è pronto. Mi sistemo e non mi sembra vero che posso svenire tranquillo per tutto il pomeriggio.

mercoledì 2 maggio 2012

Qualche ora ad Antalya

Dopo tre ore di minibus, con il mare, spesso a strapiombo, a destra e, in lontananza, montagne innevate a sinistra, arrivo a Antalya, grande città turistica sul mediterraneo. Ho a disposizione solo qualche ora, perchè nella notte viaggerò verso la Cappadocia. Dal grande Otogar (stazione degli autobus) raggiungo Kaleiçi (il centro storico) con la AntRay, un nuovo e moderno sistema tramviario che assomiglia ad una linea metropolitana all'aperto. Lungo la via che dalla stazione del Ant Ray porta al Kaleiçi c'è una bella mostra fotografica all'aperto, con foto di vari fotoreporter famosi (un esempio su tutti Steve McCurry). Il quartiere storico è assediato dai turisti. Mi bevo una fresca spremuta d'arancia. Do uno sguardo veloce alle varie attrattive principali: il simbolo di Antalya, un minareto scanalato molto caratteristico, entro nella moschea adiacente, un occhiata distratta alla torre dell'orologio, altro simbolo della città, un giro nella piazza dove c'è la statua di Ataturk.
Scendo le ripide stradine acciotolate fino al porto turistico e mi faccio convincere a fare un giro in barca di una quarantina di minuti per vedere cascate, torri, grotte e altre cose vagamente interessanti nei dintorni del porto. Continuo con una passeggiata tra le strette stradine chiuse tra vecchie case ottomane ristrutturate e diventate negozi di cianfrusaglie per turisti. Ritorno al Otagar col moderno tram, ceno in un ristorantino all'interno, e poco dopo le nove parte l'autobus notturno diretto a Goreme. Dopo una giornata veloce ed a ritmo serrato, ritrovarmi seduto ad aspettare che passi la notte mi disorienta e mi sento perplesso e un po' confuso.

martedì 1 maggio 2012

Myra

Colazione con olive, formaggio tipico, forse un po' troppo salato, pomodori, cetrioli, una fettina di qualcosa che ricorda la mortadella, pane e tre piccole tazze di te. Mentre mangio decido di fare un escursione ad un sito archeologico poco lontano da Kas, che a dire il vero era già nei miei piani. Me la prendo comoda e verso mezzogiorno vado a cercare l'autobus. A un oretta di minibus da Kas si trova la cittadina di Demre, punto di partenza per raggiungere le rovine dell'antica città Licia di Myra. Mi faccio più di due chilometri, a piedi sotto il sole a picco, che separano la piccola stazione degli autobus al sito archeologico, pago il biglietto ed entro. La necropoli conserva le facciate delle tombe scavate nella roccia a strapiombo e si possono guardare solo da lontano mentre si può scorazzare tranquillamente nel teatro romano ben conservato.
Mentre ritorno a Demre a piedi mi sento chiamare, mi guardo intorno e da una vecchia macchina scende Massimo che mi fa cenno di salire, in macchina c'è anche la ragazza, guida un ceffo molto allegro che non parla una parola di nessuna lingua a noi conosciuta ma solo turco, praticamente si erano persi e sono andati a casa del tipo a chiedere informazioni, ma alla fine li ha accompagnati alla stazione di Demre. Pochi minuti dopo saliamo sull'autobus per ritornare a Kas.

lunedì 30 aprile 2012

Immersioni a Kas

Dal otogar di Selcuk raggiungo quello di Aydin, faccio un giro per il mercato poi salgo sull'autobus che in circa sette ore mi porta a Kas, la mia seconda meta.
Mi sistemo in una pensione consigliata da Lonely Planet dove prenoto anche le immersioni per il giorno dopo. Faccio un giretto per la piazza centrale, davanti al porto, e ceno con un Kebab da 3 lire ma vado a letto presto. L'atmosfera della cittadina è rilassata e mi lascia una bella impressione.Il mattino, dopo la colazione inclusa, il ceffo della pensione mi accompagna alla barca per la prima immersione. La barca è grande e c'è tanta gente, compreso alcuni che fanno il corso open water e devono fare le prime immersioni.
L'immersione la facciamo nel sito chiamato "Tunnel", si scende graduatamente fino a circa venti metri, poi si apre una voragine a strappiombo fino a 39 metri, lì si apre una grotta larga almeno quattro metri, si entra e si esce dall'altro lato senza difficoltà, poi si ricomincia la lenta risalita.
Risaliti tutti in barca, ci si sposta in un altra località, dove si tuffano quelli che stanno prendendo l'open water. Un po' mi annoio, un po' chiacchiero con turisti turchi col mio improbabile inglese, un po' mi scotto la lingua col te. Sbarchiamo alle 2:30, il tempo di mangiare qualcosa, fare un salto in hotel e alle tre e mezzo di nuovo in barca, questa volta ci sono anche Massimo ed Angelica, un italiano che alloggia nella mia stessa pensione e la ragazza inglese. L'immersione è in un punto che si chiama Lighthouse, la maggior parte del gruppo si immerge lungo la parete, io, Massimo ed un altro ragazzo turco, accompagnati dal Dive Leader visitiamo il relitto di un Aeroplano per paracadutisti C-47 Dakota in ottimo stato che ha servito la Turchia durante la guerra di Cipro. Messo a 20 metri sott'acqua come attrattiva turistica, è integro e si visita anche l'interno, immersione molto suggestiva e molto più divertente e gratificante di quella del mattino. Finita l'immersione anche stavolta ci spostiamo e si buttano in acqua gli Open Water. Sbarco che ormai il sole sta calando.

sabato 28 aprile 2012

Efeso

Ed eccomi a Efeso, l'antica capitale della provincia romana dell'Asia Minore.
Sono arrivato in turchia due giorni fa, con un volo da Bologna ad Istanbul. Atterro verso le dieci di sera poi con la metropolitana vado alla stazione degli autobus e a mezzanotte parto alla volta di Izmir. La notte in autobus passa tranquilla, anche se non dormo molto. La mattina arrivo a Izmir e trovo subito un dolmus (un pulmino) per Selçuk, la mia prima meta.
Selçuk è una piccola cittadina nei pressi di Efeso, passo la giornata andando un po' in giro ma non mi sembra sia particolarmente interessante, a parte la vicinanza ad Efeso, qualche pensioncina economica e i kebab a 2 lire. Stamattina, dopo la colazione compresa nel prezzo dell'ostello, vado a visitare Efeso, dista circa tre chilometri dalla città e decido di andare a piedi. Qui si dice che Efeso sia la città di epoca classica meglio conservata del meditterraneo. La città era dedicata a Artemide, qui simbolo di fertilità e non come in Grecia, dea della caccia. Le rovine sono veramente interessanti ma c'è troppa gente, e meno male che avevo letto che i periodi migliori per visitarla sono maggio e settembre perchè non ci sono troppi turisti... tutti devono aver letto quello che ho letto io e hanno deciso di visitarla a maggio. Il monumento più fotografato è forse "la biblioteca di Celso", meglio dire la facciata della biblioteca, interamente ricomposta da archeologi austriaci. Spettacolare anche il teatro grande, veramente grandissimo, in grado di ospitare 25000 persone, peccato che al suo fianco c'è una gru. Un altra attrattiva curiosa sono le "latrine pubbliche per gli uomini", strappiene di gente... forse qualcuno pensa che siano i cessi pubblici, visto che non sono poi così interessanti nè belle nè fotogeniche... sono dei buchi su lastre di pietra che coprivano un rigagnolo d'acqua.
Interessanti invece le "case a terrazza", anche se per visitarle si paga un altro biglietto. Camminando su una passerella di vetro si ammirano alcune case signorili del periodo romano, ricche di mosaici, affreschi e marmi. Sono protette da una brutta costruzione moderna che stona un po' con le rovine tutt'in torno. La mia visita dura circa quattro ore, poi decido di tornare a Selçuk, sempre a piedi.

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